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pensa intensamente

domenica 22 gennaio 2023

Una domenica a tutto supermarket!!!


L'apertura dei supermercati la domenica è ormai un dato di fatto, l'unico tabù rimasto è la continuità 24 h. altro che pronto soccorso…
Si deve dire grazie alle commesse che rendono possibile tutto ciò e fanno i turni per noi poveri consumatori, perché lasciare sguarniti i frigoriferi proprio la domenica mattina, giornata campale dove si affollano tre principali tipologie di utenti.

A) Le vere emergenze, vuoi fare i bucatini all' amatriciana e possiedi in dispensa solo spaghetti Barilla numero 3 e quelli quadrati la Molisana ( acquistati per errore e rinfacciati dalla moglie ogni 15 giorni dal sette aprile 22 data del misfatto).

B) I maschi che vagano nelle corsie con il "pizzino" della moglie con l'indicazione accurata di quello che manca. L'andamento è lento, claudicante, indeciso e pervaso dal terrore, un errore potrebbe causare un incidente diplomatico in ambito familiare, si narra che un marito per aver confuso un misto soffitto con un fritto misto abbia trascorso la nottata all'ingresso del market e scritto duecento volte nella lavagna "devo leggere con attenzione…devo leggere con attenzione…l'aglio non è cipolla…).

C) Gli anziani, notoriamente impegnati tutta la settimana da non trovare un attimo per far la spesa e per respirare. È noto che i cantieri sono attivi la mattina e vanno visionati, i tornei di Burraco si collocano nel primo pomeriggio e dopo pranzo: "non farai una piccola pennichella". La sera inoltre si accumulano le faccende domestiche e c'è sempre il bollo da pagare o qualche assicurazione che scade, dopo le diciotto la lettura del Carlino, alle diciannove il TG3 regionale, per finire con un posto al sole e la giornata è andata.

Un appello alla politica, non chiudete i market la domenica, al limite le chiese ma mai rinunciare ai "pelati" dell'ultimo secondo. 

PS. Gli spaghetti quadrati mi fanno c…quasi come le ruote.


domenica 8 gennaio 2023

L'affetto del salumiere. Un racconto crudo

Accogliamo a braccia aperte Fenox con un racconto proprio feroce, il salumiere che presta troppo affetto alla sua ragazza da volerla morta...della.

L’affetto del salumiere

Filippo era stufo della sua vita monotona.
Essere salumiere presso un supermercato a gestione familiare non era mai stato il suo sogno.
Effettivamente la laurea in Giurisprudenza acquisita dopo tanti anni di sacrifici non era tanto utile per
affettare salumi.
Confezionando il solito etto di prosciutto cotto (come ogni giorno) né troppo spesso né troppo fine,
né troppo grasso né troppo magro, né troppo dolce né troppo salato, secondo le preferenze della
signora Preziosi, Filippo ebbe un’ illuminazione:
”Ma perché non lanciare questo cazzo di prosciutto in faccia alla cara signora Preziosi?”
Per chi non la conoscesse, è la tipica vedova da circa quarant’anni, una donna che passa le giornate
tra i vari market, alla ricerca del prezzo migliore e del prosciutto cotto perfetto, esigente come solo
lei sa essere.
Definirla semplicemente pignola è assai riduttivo.
ROMPIPALLE di prima categoria è la definizione più adatta.
Filippo seguì il suo pensiero, chiedendole sarcasticamente se il taglio fosse di suo gradimento , tirò
la fetta sulla sua faccia e godendo dell'impatto, la ringraziò per aver scelto i prodotti del supermercato
“PRINO”.
Si tolse il grembiule con compostezza, lo pose sul bancone frigo alle sue spalle, e si diresse verso
l’uscita secondaria del locale, tra lo stupore degli altri pochi clienti e gli insulti della vedova, ormai
sempre più lontani.
Appena oltrepassato l’uscio, si sentì subito più libero, sicuro che non avrebbe più messo piede
all’interno di quel maledetto edificio.
“Che cazzo fai?” si sentì gridare alle spalle. Era Ernesto, titolare del supermercato.
“Vado via! Non si capisce?” rispose Filippo senza neanche fermarsi o voltarsi, avanzando con passo
disinvolto.
“Non puoi lasciarci in merda!”
“Certo che posso, è proprio quello che sto facendo! Non voglio avere più niente a che fare con te e il
tuo negozio da sfigati! Tieni pure le giornate di paga che mi spettano, potrebbero esserti utili, viviamo
tempi difficili”
“Sei un Bastardo, Fil!”
“Grazie, lo so!”
“Torna immediatamente qua!”
Con totale indifferenza verso le urla del vecchio, Filippo raggiunse la sua autovettura e vi entrò,
prese un pacchetto di sigarette dal cruscotto, ne estrasse una e gli diede vita. Accese lo stereo, alzò il
volume e dopo aver messo in moto, partì.
“Finalmente ho chiuso con quel posto paranoico. Stavo diventando matto...” pensò a voce alta,
soddisfatto della sua decisione.
“Tra cinque minuti sarò a casa in relax, nel mio divano a bermi una birra fresca, invece di servire
quelle casalinghe frustrate...”.
Proprio mentre pensava a ciò, all’ improvviso un tonfo sordo attirò la sua attenzione, la macchina
cominciò a sbandare.
“Porca puttana! Che cazzo sta succedendo?”
Con una brusca sterzata, Filippo riuscì ad accostare l’auto al bordo della strada e a parcheggiarla.
“Che giornata di merda! Ci mancava solo questa!” gridò mentre sfogava la sua rabbia prendendo a
pugni lo sterzo.
Uscì dall’abitacolo per capire cosa era successo: il pneumatico anteriore destro era completamente squarciato.
Prese violentemente a calci il cerchione, già malconcio, maledicendo tutto ciò che gli passava per la
mente.
Proprio in quel momento il suo telefono cellulare iniziò a squillare insistentemente. Lo prese in mano,
sul display non era indicato chi fosse il chiamante. Rispose lo stesso.
“Chi cazzo è?”
“Stronzo! Ti sembra questo il modo di rispondere?” La voce era quella di Chiara, la sua ragazza.
“Scusami tesoro, è che oggi è una giornata di merda. Neanche dieci minuti fa ho lasciato il lavoro, e
ora, tornando a casa, una gomma è esplosa...”
“Sei un cafone comunque. Chiamavo per dirti che ti devo parlare.”
“Dimmi tutto, amore...”
“Per telefono è meglio che non ne parliamo... preferirei incontrarti di persona.”
“Ok, appena risolvo questa storia, passo da te.”
“Ti aspetto, non fare troppo tardi...”
“Ci proverò. Tra mezz’ora dovrei essere lì. A dopo, amore.”
“A dopo” rispose lei con freddezza. Chiuse la chiamata.
“ Ci mancava solo questa... Chissà che problemi ha stavolta...” sussurrò Filippo nervosamente.
In dieci minuti, tra insulti al mondo e pugni a terra, montò la ruota di scorta, salì nuovamente in auto
e partì. Destinazione casa di Chiara.
Chiara intanto attendeva Filippo, ingannando il tempo guardando la tv, comodamente seduta sulla
sua morbida poltrona. Erano quasi le 19.
“Il solito ritardatario, mezz’ora è passata già da un po’…” pensava tra sé e sé.
DRIIIN DRIIIN.
“Eccolo qua! Finalmente!”
Si alzò e andò verso l’ingresso per aprirgli la porta. Il suo passo era morbido, leggero.
Filippo si sentiva nervoso, c'era qualcosa che non capiva. Prima di entrare nell’ appartamento prese
fiato e tentò di mascherare la sua tensione con un sorriso.
Entrò.
La sua Chiara era lì, davanti a lui, con quel suo viso fresco da ragazzina e i suoi occhi di ghiaccio.
Non esitò neanche un istante ad andarle incontro per abbracciarla.
“Ciao amore.”
“Ciao. Sei in ritardo...” rispose lei
“Scusami, ma ho avuto una giornataccia...”
Tentò di baciarla, ma lei allontanò le labbra da lui.
Filippo si stupì: “Non mettertici anche tu! Che hai?”
“Niente, è solo che non mi va di baciarti.” Il suo sguardo era lucido.
“Come niente? Non vuoi baciarmi, sei fredda come non mai, mi chiami per dirmi che mi devi parlare
e mi dici che non hai niente? Parla, cazzo!” disse Filippo alzando il tono della voce, cercando una
risposta nei suoi occhi.
“Vieni in cucina, ne parliamo davanti ad un buon bicchiere di vino.”
“Ti seguo.”
Chiara gli fece strada e lui la seguì senza distogliere lo sguardo dalle sue curve, esaltate dai movimenti
armonici della sua camminata sensuale.
“Siediti. Bianco o rosso?”
Filippo prese posto sullo sgabello del banco cottura.
“Rosso. Son tre anni che stiamo insieme, non ho mai bevuto bianco... Perché cazzo dovrei farlo
proprio oggi?”
“Scusa... Non era mia intenzione urtare la tua sensibilità. Nervosino, oggi?”
“Ho le mie buone motivazioni. Oggi è una giornata nera. Come ti dicevo prima al telefono, ho lasciato
malamente il lavoro, un pneumatico ha deciso di abbandonarmi, e ora chissà di cosa mi devi parlare…
ho l’impressione che non sarà un argomento positivo.”
“Allora mi sa che non è il giorno ideale per parlarti. Ecco il tuo rosso. Salute!” urtò delicatamente il
bicchiere con quello di Filippo.
“Salute!” deglutì un gran sorso.
“Ormai son qui, dimmi tutto. È morto qualcuno?”
“Sei fuori strada. Il nostro rapporto ultimamente si è deteriorato, non me la sento più di continuare
così, non facciamo altro che litigare... Non sto più bene con te, mi spiace.” il suo sguardo era triste e
sincero.
Filippo rimase immobile, come paralizzato.
“Ma che dici? Sei impazzita? Tre anni passati insieme non vogliono dire niente per te? Ho dato tutto
me stesso per farti stare bene e…” il suo cuore cominciò a battere sempre più velocemente e le vene
del collo e delle tempie si ingrossarono a dismisura “...questo è il ringraziamento?”
“Mi dispiace tanto, veramente!” i suoi occhioni erano gonfi di lacrime.
“Ma perché?”
Lei scoppiò a piangere.
“E’ una decisione definitiva? Cosa ho sbagliato?”
“Niente Fil! Non hai sbagliato niente! Non è colpa tua! Sei stato fantastico! Ma non sono più
innamorata di te...”
“Non ci sarà mica qualcun’ altro?”
La ragazza non rispose, ma annuì con il capo. Il suo sguardo chiedeva comprensione.
“Lo conosco?” chiese il ragazzo furente.
“Sì, ti ricordi di Michael?”
“Michael? Non sarà mica quel tipo di colore che hai conosciuto in palestra?” La rabbia, l’odio la
delusione ed il disgusto verso Chiara aumentavano vertiginosamente.
“Sì’”
“Da quanto vi frequentate? Dimmelo, troia!”
“Calmati Fil, mi fai paura!” disse tremante.
“E quindi ti stai facendo fottere da un negro? Ti piace quando ti sfonda il culo con quel suo cazzone
duro, eh? Puttana!”
“Smettila Fil, ti prego!” scoppiò in lacrime.
Filippo non era più in sé.
I suoi occhi divennero rossi, lo sguardo demoniaco. Prese il bicchiere di vino che era sul tavolo e lo
scaraventò con forza lanciandolo contro il viso della traditrice.
L’impatto fu violento, il bicchiere si frantumò contro la fronte di Chiara, che cadde a terra. Gocce di
sangue misto a vino sembravano galleggiare nell’aria.
Il ragazzo, ormai in preda ad una follia cieca, si diresse verso il cassetto vicino al lavabo, lo aprì e
prese un coltello da salumiere.
“Sapevo che prima o poi sarebbe servito... Ero certo che fosse un regalo utile!” disse ghignante.
Si diresse verso la ragazza priva di sensi, immersa in una pozza rossa e con una lucidità che solo la
pazzia può dare, le piantò la lama affilata nel petto. Nonostante il grosso zampillo di sangue caldo
che lo inondava, riuscì a spingere l'acciaio più a fondo, lasciando il coltello conficcato nello sterno,
riuscì ad aprire la gabbia toracica facendosi largo con le mani ed estrasse il cuore ancora pulsante.
Entusiasta, lo prese e lo alzò al cielo, come un trofeo.
La sua espressione era tipica di chi raggiunge un forte orgasmo: aveva sfogato la sua rabbia.
Si ripulì e si rivestì con vecchi indumenti, dimenticati lì chissà quanto tempo prima.
Con totale indifferenza, uscì dall’ appartamento, chiuse la porta alle sue spalle, e sì incamminò verso
la sua auto.
Si mise una mano in tasca, il cuore del suo amore era lì...
Lo strinse forte.
Proseguì il suo cammino con fierezza e con la soddisfazione di essersi ripreso ciò che gli era stato tolto.


Fenox 22

lunedì 2 gennaio 2023

Non ci libereremo mai dagli anni ottanta.

I nati negli anni ottanta hanno un grosso difetto: si immedesimano nei personaggi dei fumetti giapponesi. Questi giapponesi, sarà un po' per averne buscato ad Hiroshima, hanno sempre avuto il complesso di inferiorità con gli occidentali ed hanno creato dei personaggi con degli occhi grandissimi e languidi. 
Questi novelli eroi inventati dai nipponici avevano una capacità enorme di combattere ed una violenza piuttosto efferata, ricordiamo tutti L'Uomo tigre e gli spruzzi di sangue industriali e Ken il Guerriero, l'ultimo guerriero della sacra scuola di arti marziali di Hokuto che si aggira in un mondo postapocalittico e selvaggio "menado" come un fabbro (il tutto piuttosto credibile). 
Lo ammetto siamo stati marchiati dalla TV e dai fumetti, TV in una prima fase trasmette Goldrake e Mazinga Z per poi passare a quelle private come Telemontecarlo, Italia Uno e varie emittenti locali, non so se ci abbiamo guadagnato ma di sicuro la nostra fantasia si è sviluppata notevolmente.

Insomma, pensavamo tutti d'essere dei grandissimi pescatori come Sampei anche senza aver mai visto un amo ed una trota se non in pescheria, lottatori di Judo come Ugo, pugili come Rocky Joe, guidatori di navicelle spaziali come Capitan Harlock o Galaxy Express e temerari combattenti all'interno di una corazza robotica come Actarus di Goldrake, il primo l'inimitabile, dopo nulla potrà essere uguale, onnivoro mangiatore di insalate di matematica, SI TRASFORMA IN UN RAZZO MISSILE COL CIRCUITO DI MILLE VALVOLE TRA LE STELLE SPRINTA E VA MANGIA LIBRI DI CIBERNETICA INSALATE DI MATEMATICA E' A GIOCAR SU MARTE VA…

Non abbiamo mai avuto paura dei nostri grazie a Carletto, anche se Lamberto Bava ed i demoni non ci facevano dormire la notte (mai quanto Lamberto Dini ma questa è un altra storia...ndr).
Ecco perché siamo venuti un po' così, guasti, avvolti in questa violenza gratuita, sognatori, avvoltoi, come quelli che prelevavano le carogne di Tex Willer oppure ancora meglio di Trinità ed hanno continuato a chiamarlo Trinità per molto tempo.
Zagor svolazzava nelle nostre camerette tra le liane indossando una curiosa casacca rossa tipo canottiera e maneggiava con disinvoltura la scure contro il vampiro e Guitar Jim; Mister No con il suo Piper portava in giro avvenenti avventuriere sul cielo di Nanaus e non rimaneva sobrio per più di due fumetti.

Il calcio era quello delle figu Panini, giocare a figurine nel selciato della chiesa era un rito pagano imperdibile, chi aveva le carte più alte vinceva e con gli scudetti scintillanti si dominava apertamente  (colore oro serie A, argento B) …maledizione, mi capitava sempre l'Atalanta. Gli scudetti erano quelli vinti dalla Juventus e qualcuno dal Napoli, l'Inter era un'eterna Cenerentola, le romane si spartivano le briciole ed il Milan Berlusconiano avanzava con tracotanza. 

Le ore trascorrevano lentamente nell'ascoltare le cassette del Commodore 64 ( quattro ore per caricare due giochi), qualcuno ascoltava i walkman, rigorosamente imitazione Sony tipo della Trevi o Grundig (ci voleva un mutuo per l'originale) con quelle cuffie a padiglione arancioni e l'auto-reverse ancora non esisteva, Simon Le Bon stracciava i cuori delle adolescenti (Nomen omen) assieme all'Alberto Tomba nazionale. Invece i maschietti erano estasiati dalle forme giunoniche di Samantha Fox e Sabrina Salerno (ha fatto un patto non solo con la forza di gravità ma anche con il diavolo, è ancora sulla breccia e siamo nel 2023, altro che Lucida Mansi…).

L'imitazione andava forte anche per i vestiti: le Timberland erano Lumberjack, le All Star della Tiglio, le storiche dr Martens, Cult ( le Cult rappresentavano delle pseudo dr Martens ma di vero cartone…).

Nella cameretta campeggiava la ruggente Honda di Eddie Lawson e la Cagiva di John Kocinski vincitrice a Laguna Seca 93, la mitica foto del Cagliari 88/89 che passò dalla C alla serie A, la formazione della Roma del principe Giannini e quella dell'Inter del Trap (per non scontentare nessuno).
Insomma, siamo proprio marchiati, non ci libereremo degli anni ottanta e non fateci arrabbiare perché…

Altolà falsità, fermati malvagità
su di voi, avvoltoi, c’è Mazinger…

Puzzi!

Chat GPt è proprio in gamba, alla domanda: “come far capire ad una persona che puzza senza offenderla” risponde così: “puoi affrontare la si...